sabato 10 settembre 2016

Poesie d'amore a un gatto




DINO VILLATICO

POESIE D’AMORE A UN GATTO

1.
Accucciato nell’angolo
dei filosofi, tra Spinoza e Wittgenstein,
mio dolce Cherubino,
immagino che dallo scaffale della libreria
ora la tua fantasia
insegua grilli cavallette farfalle.

Tra poco salirò le scale,
andrò nel bagno per lavarmi i denti,
mi ficcherò stanchissimo
sotto le lenzuola.
Ti sveglierai. Guarderai la stanza
al buio, la scrivania
senza di me, il computer spento.
Mi chiamerai. Come fai tu.
Due brevi, sommessi miagolii.
Salirai anche tu le scale,
e ripetendo i due brevi miagolii
sgattaiolerai furtivo
sulla coperta fino al mio cuscino.
Là ti accuccerai di nuovo,
e addormentandoti
farai le fusa sopra la mia testa.

2.

Basilio è un gatto nero, dispettoso,
per questo Cherubino  lo punzecchia,
lo scaccia via dal letto,
lo morde, vuole
tutto per sé lo sfizio d’impastarmi
con le sue zampe il petto. Poi fa pace,
e s’accucciano insieme alle mie piante.

3.

Che stai per dirmi, Cherubino?
spalanchi gli occhi, ma non so
se per significarmi che m’ami,
o se per insultarmi, e rinfacciarmi

che al solito, di te, io non capisco niente.
Come i bambini, non sai dirmi
che male t’assedia, non puoi,
e io non sono uno stregone.

Ci sembra l’immenso giardino
un paradiso, perfino quando
lo imbrattiamo di parole inutili:
m è una piccola aiuola di dolore.

Il tuo? il mio? quello di tutti gli altri?
Potessimo saperlo, Cherubino!
Il peggio è che nessuno sa,
fuori di sé, quello dell’altro.

4.

I miei tre gatti dormono sul prato.
E cresce l’erba sotto il loro sonno.
Mi chiedo se anche loro, inavvertito,
eppure anche smanioso sotto il pelo,
quel fruscio dell’emergere dal niente
lo sentano passare. E se dormendo,
chi sa se consapevoli o inesperti,
sognino quel passaggio. O se magari
lo confondano con la mia carezza.
E ne rabbrividiscono, per l’ansia
che da un momento all’altro
potrebbero desiderarla invano.

5.

La tua zampetta chiede all’aria il filo
del bastoncino  ch’io non voglio farti
prendere e che goloso ti fa perdere
la testa. Quando finalmente afferri
la leccornia, la mastichi furioso.
Penso che solo quel piacere lascio
alla tua bocca, che dell’altro tolsi
alla tua mente anche il ricordo. E sento
rimorso per averti limitato
questa gioia di vivere. Perdono
sembra la tua dolcezza. Mi domando,
però, se basta questo amore al mondo
in cui forse pensavi ce ne fosse
anche dell’altro. Se non sia da bestia
l’egoismo dell’uomo che preserva,
mutilato, l’amore di una bestia.

6.

Nessun amore al mondo è corrisposto
con la stessa perenne pertinacia
la stessa inconfutabile certezza
quanto l’amore

di un gatto. Di nessuna scelta dubbio
più infondato può sorgere, che l’occhio
infallibile t’abbia soppesato
di un gatto.

La musica con cui se l’accarezzi
ti risponde, confessa il suo disarmo,
ti dona la sua resa, ma ti chiede
la stessa dedizione.

7.

Non sopporti che a un tratto m’allontani
da te. Perciò, se torno, mi sequestri,
non mi lasci respiro. Un miagolio
di rimbrotto  m’annuncia la sorpresa
di una visita nel mio studio, salti
sulla mia scrivania con la distratta
calma di chi reclama il suo diritto.

Ti aggomitoli accanto al mio computer,
e t’addormenti. Il tuo amore è questo:
rimproverarmi con la tua venuta
che ti tolgo talvolta la mia vista.
E quando pensi che  la tua lezione
io finalmente l’ho imparata, scappi
d’un tratto nel giardino, insegui un topo,
catturi una lucertola, tormenti
un passero, e scompari. Ma la notte,
senza fare rumore, ti distendi
sul mio cuscino e presto ti addormenti.
Io sento ininterrotta sulla testa
la musica con cui sussurri: t’amo.

Fiano Romano 13 gennaio – 9 settembre 2016

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