martedì 19 gennaio 2016

Orazio Sciortino: Après Tristan ... Roma, IUC, 16.01.2016



ROMA. IUC. ISTITUZIONE UNIVERSITARIA DEI CONCERTI. AULA MAGNA DELLA SAPIENZA:
ORAZIO SCIORTINO: Après Tristan ... verso la “nuova” musica. 16 gennaio 2016

Ciò che colpisce subito l’ascoltatore, fin dalla prima frase del Preludio del Tristano, e dall’intonazione del famoso (o, forse, famigerato) accordo, è l’acutissima intelligenza con cui Orazio Sciortino, che ha composto lui stesso la trascrizione per pianoforte, espone il discorso musicale, come se fosse appunto un discorso dotato di senso. Lo fa con un tocco mutevolissimo, che esalta le variazioni timbriche della pagina, e con un fraseggiare di sovrana libertà, che però non è arbitrio, ma costruzione logica del periodo musicale. Il concerto diventa così una sorta d’impaginazione della nascita delle avanguardie musicali europee tra Otto e Novecento, a partire proprio dal Tristano di Wagner.  Sciortino sembra avere letto e assimilato le pagine che Schoenberg dedica all’accordo del Tristano nel suo Manuale di armonia. Di fatto esso non è niente di veramente nuovo, ma il risultato di una combinazione contrappuntistica delle voci. Nuova è, però, la condotta della dissonanza, che non vede la sua risoluzione, se non alla fine della partitura, nell’accordo di si maggiore. Anche qui, in sé, il rapporto tonale non è nemmeno così vertiginoso: dominante della dominante. Il preludio è in la minore, si maggiore risulta, perciò, la dominante della dominante mi di la minore. Le dita di Sciortino sembrano spiegarlo. Sta, tuttavia, il fatto che quell’accordo venne sentito come punto di partenza per una “nuova” musica. Nella storia se ne vedono tante di partenze come questa. Per esempio, l’Ars Nova francese del XIV secolo che parte da una ristrutturazione del calcolo delle suddivisioni dei valori di misura (se ne ricorderà Messiaën nel XX secolo, e se ne approprierà, mutandone però fini e principi). Al preludio wagneriano Sciortino fa seguire alcune musiche, che pur non essendo sempre direttamente legate all’armonia del preludio, ne subiscono l’influsso o ne proseguono l’azione dissolutrice delle funzioni armoniche tradizionali. Andrebbe in realtà indagato quanto, soprattutto nell’ambito delle culture slave, abbiano influito i modi liturgici medievali e quelli della musica popolare. Sicuramente Chopin, prima di Wagner, era su questa strada e, anzi, è probabile che Wagner ne abbia tenuto conto. E accordi, se non identici, simili a quello del Tristano se ne trovano in Liszt, soprattutto nel Lied su testo di Goethe “über alle Gipfeln”. Segno, come osserva lo stesso Schoenberg, che Wagner non nasce dal deserto, ma che il processo di cromatizzazione dell’armonia era già in atto nel primo romanticismo. Anzi Schoenberg ne individua la presenza addirittura nello sviluppo dell’ultimo tempo della Sinfonia in sol minore di Mozart. Come sempre, le dissonanze nascono da un uso spregiudicato dei ritardi. Schoenberg ne individua perfino in Bach. Le pagine che seguono, sono come pannelli di un medesimo polittico, a cominciare dalla Sonata op. 1 di Alban Berg. Sembrerebbero estranei al percorso i Quattro pezzi op. 4 di Prokofiev. Ma non è così, se s’individua la struttura della loro costruzione in una nuova percezione del ritmo, di cui l’armonia appare il gradino di sostegno. La rielaborazione che Sciortino stesso fa dei valzer del Cavaliere della rosa di Richard Strauss, mostra poi un’altra faccia della rottura operata da Wagner: la nostalgia per l’innocenza perduta. I compositori del Novecento non riusciranno mai più a ricuperare l’apparenza (si badi, l’apparenza, solo l’apparenza!) di fluidità istintiva delle melodie. Anche qui Schoenberg coglie nel segno, quando individua già in Brahms questa nostalgia.  La melodia di Brahms non ha niente di spontaneo o che voglia apparire tale, nemmeno quando attinge al repertorio popolare e tzigano.
La seconda parte del concerto comincia con Jeux d’eau di Ravel. La fluidità armonica si fa colore, il ritmo diviene evocazione. Con Debussy, L’isle joyeuse, il viaggio alla Citera armonica si fa sospensione del tempo, nessun accordo si risolve in un altro, tutti possono risolversi in qualunque altro. In ambito slavo Janáček lo teorizza e lo applica. Messiaën, Huit Préludes, come si diceva, ricerca un modo rigoroso di valutare le durate, come sei secoli prima di lui aveva fatto Machaut. Skrjabin ,Sonata n. 4 op. 30, partito da Chopin, approda alla libertà cromatica, e, per tornare al principio, la Morte di Isotta trascritta da Liszt conclude il bellissimo concerto.  Il furore degli applausi ottiene due bis preziosi: un istantaneo ed ironico Poulenc, quasi un outsider, tra i musicisti ascoltati, e la Ninna-nanna di Richard Strauss, trascritta per pianoforte. Gioia pura! Ma dimostrazione anche, che le vie della Nuova Musica sono molteplici, e non tutte partono da Wagner o lo proseguono. Aspettiamo che Sciortino ci faccia ascoltare anche questi altri percorsi. Prepariamoci a “nuove” gioie.

Dino Villatico

Fiano Romano, 19 gennaio 2016


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